I costi associati all’energia elettrica in tutto il Mondo stanno creando grattacapi importanti in settori che ne fanno abbondante uso. La refrigerazione e il comfort ambientale sicuramente richiedono ingenti risorse energetiche, ecco che riteniamo importante aprire una nota informativa su un argomento che è giunto alla ribalta negli ultimi 10 anni.
Si tratta dei “certificati di emissione di anidride carbonica (CO2)”. Per chi ha già letto alcuni nostri articoli il collegamento mentale è istantaneo: “ma si tratta del GWP o qualcosa di simile??” La risposta è: “si, con i dovuti distinguo…”
Questi certificati, che hanno un valore molto elevato e costantemente crescente noti anche come Carbon Credits, si inseriscono all'interno di un sistema creato dall'Unione Europea nel tentativo di limitare l'emissione di gas a effetto serra da parte di Stati e imprese.
Vengono assegnati tramite aste. Chi ne necessita? Beh, abbastanza facile indovinare: produttori di energia elettrica in primis, poi l’industria pesante, il ramo petrolifero, anche l’aviazione per esempio.
Un elevato prezzo della CO2 emessa si collega direttamente al prezzo di produzione di energia elettrica da fonti fossili, della produzione metallurgica, della raffinazione petrolifera.
In Italia, per esempio, gran parte dell’energia elettrica viene acquistata dall’estero e quella che viene prodotta “emette” circa 350 grammi di CO2 per ogni kWh.
Se gran parte delle autovetture nel 2030 saranno elettriche, dovremo prepararci ad un considerevole aumento del costo di questo prezioso “oro invisibile” !
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