Le quote CO2 di emissione ambientale in Unione Europea

Nella sezione “Pillole” abbiamo accennato al “bizzarro” mercato della CO2 in Europa. Ci sembra importante approfondire questo argomento perché chiunque si appresti a ristrutturare un impianto di refrigerazione o di aria condizionata dovrebbe saperne di più sull’argomento.

 

Come accennato, i “certificati di emissione di anidride carbonica (CO2)” hanno un valore molto elevato e costantemente crescentee, noti anche come Carbon Credits, si inseriscono all'interno di un sistema creato dall'Unione Europea nel tentativo di limitare l'emissione di gas a effetto serra da parte di Stati e imprese.

Vengono assegnati tramite aste.

Un elevato prezzo della CO2 emessa si collega direttamente al prezzo di produzione di energia elettrica da fonti fossili, della produzione metallurgica, della raffinazione petrolifera.

In Italia, per esempio, gran parte dell’energia elettrica viene acquistata dall’estero e quella che viene prodotta “emette” circa 350 grammi di CO2 per ogni kWh.

 

Difficile pensare ad un rintracciamento dei prezzi della CO2 europea (certificati di emissione) nei prossimi anni. Criptovalute, pompe di calore, trasporti elettrificati, intelligenza artificiale, robots industriali sono soggetti tanto energivori quanto necessari per il progresso tecnologico.

Le fonti di energia rinnovabile possono calmierare la domanda di certificati CO2 però è difficile pensare ad una così rapida diffusione tale da superare la crescita di domanda di energia elettrica.

Un fronte molto importante è quello del risparmio energetico. I dati certi misurati che abbiamo reperito sono quelli del 2020, anno di attività ridotta per pandemia, circa 300 TWh, sostanzialmente stabili rispetto alla statistica degli ultimi 5 anni (vedere dati in Fig. 1).

La mobilità elettrica e la digitalizzazione stanno tuttavia dando un forte impulso al rialzo.

 

Fig. 1: consumi energia elettrica in Italia fino al 2017

 

Veniamo al nostro settore, la HVAC&R, refrigerazione e aria condizionata. Il dato più misurabile è quello relativo alle catene dei principali supermercati.

Dai dati Nielsen 2019 risultano ben 25 mila negozi di alimentari operativi in Italia. La superficie commerciale media è intorno a 600 m2. Il consumo medio di energia si attestava, nel 2019, per tale metratura, sui 650 kWh/m2. Almeno il 50 % di questo consumo si attribuisce al freddo alimentare, ovvero almeno 325 kWh/m2 (vedere Fig. 2)

Semplice il calcolo, si tratta di 15 milioni di metri quadrati e quindi di circa 5 miliardi di kWh, in altre parole 5 TWh. Si tratta di ben il 1,6 % dell’intero consumo nazionale di energia elettrica!!

Puntando ad un risparmio energetico di solo il 5 % di questo gigantesco ammontare di energia, solo lavorando sulla refrigerazione commerciale supermarket si avrebbe un risparmio di 250 milioni di kWh/anno, contribuendo significativamente ad un contenimento delle emissioni e quindi facendo calmierare il prezzo dei certificati emissivi CO2.

 

Fig. 2 : mappa sistema distributivo italiano

 

 

Siamo fermamente convinti che il nostro settore possa contribuire in maniera significativa al contenimento dei consumi energetici e che possa avere un impatto positivo sulle emissioni di CO2.

Questo a patto che, aiutandosi, si riesca scegliere il miglior gas refrigerante per ogni applicazione, ovvero quello che garantisce risparmi sulla realizzazione (per poter fare velocemente aggiornamenti sugli impianti esistenti) e, quando in funzione, sui consumi di energia.

 

I nuovi gas a base di HFO sono ad oggi ritenuti il top nel contenimento delle emissioni legate al consumo di energia elettrica.

Scoprili con noi!

 

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